Venditti Antonello

Un gusto del "primitivo" legato al concetto di sublime, stanno alla base dell'estetica pittorica dell'artista abruzzese Antonello Venditti. Un'arte che si identifica con ciò che agisce sul sentimento, che colpisce e che comunque ed in genere è accompagnato da impressioni di grandezza e forza, orrore, dolore e pericolo.
Scenari naturali interessanti per spontaneità e immediatezza, un percorso artistico ideale che parte dall'Atene aurea di Fidia e attraversa momenti particolarmente significativi della tradizione italiana per approdare ad un nuovo classicismo tipico del suo tempo e di cui lui si sente interprete, Venditti identifica i propri modelli ideali nelle opere di Fidia, Prassitele e degli imitatori romani.
Grazie alla sua notevole versatilità e alle prestazioni della pittura acrilica. Egli riesce abilmente a giocare con le infinite sfumature cromatiche della pelle delle sue modelle, con i colori chiari di panneggi e tendaggi e con tutti i dettagli che sceglie accuratamente per i suoi quadri.
E' questo non solo un grande esempio di "retorica" pittorica di impostazione tipicamente neoclassica, ma anche di enorme maestria nel gestire il segno e la pennellata servendosi della pittura acrilica.
La scelta dell'acrilico come tecnica pittorica offre all'artista nuove interpretazioni, nuove scelte di colore, nuove soluzioni prospettiche.
Al di là di questo drammatico realismo troviamo le dimensioni oniriche. L'artista è in grado di sfruttare la pittura acrilica per tradurre in espressione visiva il suo mondo più intimo e interiore.
Dunque una pittura squisitamente monumentale e celebrativa, che utilizza soprattutto soggetti storichi, mitologici e allegorici. La teatralità e le composizioni scenografiche sono sottolineate dalla scioltezza del disegno e dalla luminosità dei colori.
Per Venditti l'opera d'arte, deve rappresentare il meglio della natura, purificato da ogni piccola imperfezione. Le figure, pur dovendo esprimere intense passioni, hanno l'obbligo di comunicare una serenità e una compostezza, anche quando stanno vivendo un dramma. Un atteggiamento questo dai marcati rimandi neoclassici un senso di calma, serenità e severità, segno di una grande nobiltà d'animo. Lo stile dei suoi dipinti, risulta essere caratterizzato perciò dalla contenuta drammaticità delle scene. Dalla semplice composizione, dal contorno nitido del disegno.
Le riflessioni di Burke sul bello e sul grandioso influenzano Venditti determinando così un suo primo orientamento estetico: La pittura deve pertanto indirizzarsi allo sconfinato, al maestoso, all'eroico, alla natura indomabile e ostile di fronte a cui l'uomo prova timore e venerazione. L'artista crede che la grande arte risieda nell'espressione della maestosa grandezza dell'universo e di quanto nobile ed elevato vi è nella natura umana: "una pittura seria ha il dovere di descrivere ciò che vi è di 'sublime' nella natura o nelle azioni umane."
La sua pittura unisce la verosimiglianza della scena alla potenza tipica del disegno italiano. Mostra la natura nella sua grandiosità registrandone la bellezza con una tecnica che gli sarebbe stata impossibile senza uno studio approfondito dei grandi maestri, del disegno e delle qualità plastiche della pittura.
La luce incide sui corpi rivelandosi scultoreamente, ma è una luce livida, drammatica.
La forte tensione verso la salvezza e il forte dinamismo della rappresentazione, sono elementi propri della visione del mondo Vendittiano.
La sua produzione pittorica basata su una potente sintesi plastica e cromatica, e la materializzazione dell'immagine perseguita tra le vibrazioni luminose allegoria del tempo e della creatività.
L'artista dopo avere assimilato la tradizione classica la rigenera con virilità, fermezza di carattere, e spirito eroico. Arte sospesa tra miti eterni e suggestioni updated. Opere cariche di ribollente energia. Una totale rielaborazione di moods e codici culturali. Un'arte carica di creatività, idee e sensazioni.
Con Venditti la classicità diventa materia di sogno caratterizzata da una proiezione in un clima ideale e idoleggiato: non è abito naturale e spontaneo.
La mitologia un esotismo: sogno, miraggio, esotismo conditi dal Sehnsucht, dalla brama di vedere nutrita da persone intorno a cui son le tenebre.
(fbphilosophy.com)

Antonello Venditti nasce ad Avezzano nel 1975, e lavora a Trasacco, nella terra d'Abruzzo. Scopre la pittura ad olio all'età di 8 anni partecipando ai primi concorsi scolastici, per poi arrivare alla sua prima personale di pittura all'età di 14 anni. Diplomatosi all'I.S.A. di Avezzano, in arte dei metalli e oreficeria, prosegue gli studi all'accademia di belle arti in Roma seguendo il corso con il maestro Aldo Turchiaro. Presta servizio di leva presso la caserma "Pasquali" dell'Aquila, dove realizza importanti pitture murali ed esegue 25 tavole commissionate dal generale del corpo d'armata. Dopo il 1997 si ritrasferisce a Roma dove prosegue la sperimentazione con la pittura acrilica, cercando di affinare la stessa tecnica lavorando come copista. Tra estemporanee di pittura, concorsi anche internazionali e coinvolgimenti in rappresentazioni artistiche, riesce a rappresentare il "mito", la leggenda e il mondo classico in modo inconsueto, attraverso simbolismo e tecnica e proponendo al pubblico i corpi delle "Anime Immortali". La pittura acrilica funge da padrona in tutta la sua opera e la sua tecnica diventa un'innovazione del realismo. Copie d'autore importanti, realizzate con colori acrilici, diventano così un segno che lo caratterizza come pittore "dalla marcia in più", che si distingue tra gli altri copisti. Successivamente affronta anche il "Fantasy" illustrando favole e copertine e nell'agosto del 2010 partecipa all'importante 13° Fiera internazionale d'Arte di pechino con 6 opere pittoriche.

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